Oggi, 29 giugno, si festeggia la giornata del disegno industriale!
Per l’occasione abbiamo intervistato Federico Bonan del reparto R&D di Metalco, talentuoso designer che rende il nostro mondo più funzionale, esteticamente gradevole e sostenibile!
Il disegno industriale gioca un ruolo fondamentale nella creazione di prodotti innovativi e nella trasformazione delle idee in realtà tangibili. Attraverso l’attenzione per il dettaglio, la creatività e la consapevolezza delle esigenze degli utenti, i designer industriali plasmano il nostro ambiente quotidiano, migliorando la nostra esperienza e facilitando le nostre vite. In questa intervista esploreremo le sfide, le ispirazioni e le opportunità del disegno industriale nell’era moderna.
- Come hai scoperto la tua passione per il design industriale e cosa ti ha spinto a intraprendere questa carriera?
Ho scoperto la mia passione per il design industriale grazie all’ispirazione data da mio padre. Lui, infatti, era molto bravo manualmente e questo mi ha portato inconsciamente a voler intraprendere una carriera nella quale potessi esprimere la mia inventiva e creatività. In secondo luogo, le mie prime esperienze lavorative non sono state delle migliori. Mi sentivo soffocare in un ambiente monotono e privo di originalità. Volevo trovare un lavoro dove poter dare il mio contributo attivo; per questi motivi ho scelto di intraprendere questa carriera.
- Quali sono le tue fonti di ispirazione quando lavori su un nuovo progetto di design industriale?
Mi sono sempre ritenuto una persona molto pragmatica, per cui nei prodotti che progetto punto sempre a massimizzare la praticità del prodotto, immaginando l’esperienza dell’utente finale che li utilizzerà. La praticità è quindi la mia fonte di ispirazione principale, anche nel privato tendo a evitare le cose superflue.
- Puoi descrivere il tuo processo creativo, dall’ideazione all’implementazione di un progetto?
Il primo passo in ogni progetto è lo studio e l’analisi dello stesso. Cerco di immaginare come sarà una volta realizzato. Da lì parte il processo di lavorazione e con ogni fase l’immagine del prodotto finale va a definirsi sempre di più.
Per fare un paragone, è come uno scultore che si trova davanti ad un blocco di marmo e si immagina come sarà la statua una volta finita. L’idea originale viene leggermente modificata e ridefinita con ogni colpo di scalpello, fino al risultato finale.
- Come bilanci la funzionalità e l’estetica nel tuo lavoro di design industriale?
Dipende dal target di ogni prodotto. Nell’ultimo anno mi sono occupato principalmente di prodotti il cui obiettivo era quello di emozionare; quindi, si puntava principalmente all’estetica e alla raffinatezza del prodotto. Questo però non significa andare a discapito della funzionalità, che deve essere sempre presa in considerazione in ogni progetto.
- Quali sono le sfide più comuni che affronti nel tuo ruolo di designer industriale e come le superi?
Nel mio lavoro di ogni giorno ci sono diverse sfide, la prima e più importante è quella di realizzare un prodotto funzionale ed emozionale, restando all’interno di un determinato budget e sfruttando appieno le potenzialità del nostro reparto produttivo. Per riuscire a superare questa sfida mi affido molto al confronto diretto con gli addetti alla produzione, in modo tale da comprendere meglio le possibili problematiche e avere un feedback diretto da chi ci sta lavorando fisicamente. Alternando così teoria e pratica.
Ritengo molto formativo avere nel proprio percorso formativo delle esperienze personali dirette in ambito di produzione, per capire come vengono realizzate le idee e avere una comprensione maggiore delle varie problematiche che possono venirsi a creare.
- Come consideri la sostenibilità e l’aspetto ecologico nel tuo lavoro di design industriale?
La sostenibilità è un tema che mi sta molto a cuore, sia nel lavoro che nella vita privata.
A lavoro punto a ridurre qualsiasi scarto di materiale, sia esso legno, cemento o metallo e cerco di realizzare prodotti che abbiano la maggiore durata nel tempo, in modo che siano richieste meno sostituzioni nel tempo e quindi abbiano un minor impatto sull’ambiente. Queste scelte guidano molto il mio processo di design industriale.
Nel privato cerco di fare lo stesso, evito l’utilizzo di plastiche o di altri materiali inquinanti e cerco di riparare le cose che si rompono o si rovinano, piuttosto che sostituirle direttamente.
- Quali sono le tendenze attuali nel campo del design industriale che ritieni siano importanti da seguire?
La principale tendenza nell’ambito del mio lavoro riguarda proprio la sostenibilità e l’attenzione all’ambiente. Nel mio reparto vogliamo andare oltre la facciata del green washing, a differenza di molte altre aziende, realizzando prodotti realmente sostenibili e resistenti.
- Come affronti la collaborazione con altri professionisti, come ingegneri o produttori, per portare avanti un progetto di design industriale?
Personalmente ritengo che, perché una collaborazione sia fruttuosa, ci sia bisogno della capacità di ascoltare e capire da parte di tutti. Si può sempre imparare dal prossimo, sia esso un designer di fama mondiale o un addetto ai lavori, basta essere aperti al dialogo. Non bisogna partire pensando di saperne più del prossimo, ma, piuttosto, serve confrontarsi mettendo a frutto le esperienze di ognuno e tenendo sempre presente l’obiettivo finale.
- Quali consigli daresti a chi sta iniziando una carriera nel design industriale e desidera avere successo?
Il consiglio che mi sento di dare a chiunque voglia intraprendere questa carriera è quello di sporcarsi le mani, farsi delle esperienze dirette nel mondo del lavoro e soprattutto nell’ambito della produzione. Qui in Veneto siamo molto fortunati su questo aspetto, abbiamo un grande patrimonio artigianale-produttivo, dal quale le persone possono trarre molta esperienza.
Prima di iniziare con le fasi creative e di progettazione è bene che gli aspiranti designer industriali imparino il lato pratico di come si realizzano i prodotti.